In una stanza buia e umida, una ragazza sta piangendo. Mani e piedi sono legati da pesanti catene arrugginite, ed il pavimento metallico è freddo.
Un ingranaggio pesante le è stato infilato in bocca, ed un bavaglio molto stretto le impedisce di sputarlo.
Davanti a lei, un uomo avvolto da un pesante impermeabile sta affilando qualcosa. Scintille dorate volano da tutte le parti, svanendo rapidamente nell’aria.
Poi l’uomo si ferma, e le si avvicina a passi lenti. Indossa degli stivali marroni, macchiati da una vernice grigio metallizzato. Si abbassa lentamente, e la ragazza trema e sussulta.
-Ora che ti sei calmata, ti prego, non gridare quando potrai farlo. Qui non può sentirti nessuno tranne me. Vero che non farai niente di stupido ?
La ragazza in lacrime annuisce, ed indietreggia quando le sue mani fredde le strappano via il nastro isolante. L’ingranaggio rotola sul pavimento, e lei tossisce forte.
-Chi sei ? – chiede con un filo di voce, le corde vocali stanche.
Con un sospiro, l’uomo riprende in mano l’ingranaggio ed estrae da una tasca del nuovo nastro isolante.
-“Chi sei”. Non è proprio la domanda più intelligente da farmi. “Cosa hai intenzione di farmi”…”Dove siamo”…”Perché”…queste sono domande.
L’uomo la imbavaglia ancora, e se ne torna nel suo angolo ad affilare qualcosa.
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presenta: |
JOCASTA in:
L’ULTIMO FIGLIO DI TEBE
New York City,
sede della REvolution
Dalla pila di documenti da consegnare, il fattorino recupera una piccola scatola. Come al solito la fa passare sopra ad un rilevatore grande quanto una calcolatrice tascabile. La criptica risposta dell’apparecchio è “Tessuti biologici non nocivi”. Seguono altri pacchi grandi e piccoli, tutti innocui…nessun attentato mancato, almeno per oggi.
Il giro del fattorino è sorprendentemente breve… praticamente nessuno alla REvolution riceve posta che non sia elettronica, di questi tempi. E a ricevere pacchi sono sempre le solite persone, quindi il fattorino è sorpreso dal trovare un nome sconosciuto sul pacco.
Perplesso e annoiato, estrae da una tasca dei pantaloni l’elenco telefonico interno e compone il numero che qualunque dipendente della ditta ha imparato a comporre quando non ha idea di cosa fare.
-Mrs. Arbogast ? – chiede retoricamente quando sente che qualcuno sta rispondendo – Sono Larry. Abbiamo assunto qualcuno ai piani alti ultimamente ? Ho un pacco troppo piccolo perché siano documenti, e troppo leggera perché sia per l’officina.
-Sarà meglio che non sia di nuovo un regalo che il signor Stark ha mandato ad una delle sue impiegate – risponde la signora.
-Ha assunto anche qualche francese ? Perché qui è scritto tutto attaccato ma penso sia un pacco per una certa “Jo Casta”, le dice niente ? Pronto ? Pronto !?
Ufficio di Tony
Stark
Seduto ad una scrivania di legno massiccio ricoperta di monitor di ultima generazione, uno degli uomini più ricchi ed influenti del pianeta sta controllando un’agenda olografica dei propri appuntamenti. Un altro schermo fluttua davanti a lui.
-Non lo so, Cindy, sono abbastanza preso per i prossimi week-end. Potrei prendermi un giorno di ferie, però… Honolulu è splendida in questo periodo…
La porta dell’ufficio si apre, ed una energica signora Arbogast attraversa la stanza con passo marziale. Tony preme una manciata di pulsanti sulla scrivania, segnando qualcosa sull’agenda olografica.
-Ehm, ottima idea Bill, dovremmo ridiscutere di questo tuo nuovo software. Ora devo andare, sai, gli affari…
La signora Arbogast appoggia un piccolo pacchetto sulla scrivania, incrociando le braccia con disappunto.
-Mrs Arbogast ! Stavo giusto tornando al laboratorio, stia tranquilla. C’è qualche problema ? – chiede il multi-miliardario.
-Adesso devo anche fare da fattorino per le sue amichette ?
-Un secondo, miss Arbogast, cos’è questo pacco ?
-Non lo so, me lo dica lei. Chi spedisce un pacco ad un programma di gestione ?
Tony esamina rapidamente il pacco. Leggerissimo. Qualcosa si scuote all’interno. Su uno dei lati il destinatario: “Jocasta, REvolution, NYC”.
-Non ho mandato io il pacco, e non riesco a immaginare chi farebbe una cosa del genere.
-Qualcuno a Cresskill però l’ha fatto.
Tony annuisce distrattamente, realizzando il significato della frase solo quando legge da dove è stato spedito il pacco.
Cresskill, New Jersey.
Leggermente pallido in volto, Tony Stark si alza in piedi ed ordina con voce grave:
-Signora Arbogast, aumenti il livello di sicurezza al massimo. Voglio che le squadre di sicurezza siano pronte a tutto, sono stato chiaro ?
-Sì…certo, signor Stark. Ma non crede di essere un po’ paranoico ?
-Conosco solo due cose nate a Cresskill, signora Arbogast. Janet Van Dyne, una delle mie migliori amiche…
Tony stringe in mano l’innocuo pacchetto, muovendolo delicatamente come se fosse il comando a distanza di una bomba atomica.
-…ed Ultron.
Dodicesimo piano sotterraneo
I LED di un supercomputer si accendono e spengono in rapida successione, e le ventole di raffreddamento sospirano nell’aria condizionata.
Il supercomputer è intento a far funzionare un solo programma, estremamente complesso.
Si chiama Jocasta. Tecnicamente parlando, è un programma multi-funzione in grado di prendere decisioni autonome basandosi su un vasto database ed un sistema di correlazione non-lineare definibile “intuizione”.
Storicamente parlando, è un essere senziente privo di un corpo mobile.
Un essere umano entra nella stanza, riconosciuto dai sistemi di difesa. Una subroutine avverte Jocasta del suo ingresso. Degli altoparlanti trasmettono la sua voce… la voce di una giovane donna, squillante ma lievemente distorta.
-Tony, che bella sorpresa ! Hai ricevuto il mio rapporto sul mio nuovo progetto ? Guarda…
Uno dei pochi schermi della sala si accende, mostrando la schermata di un sistema operativo all’opera.
-Jocasta 1.4.2, ma possiamo cambiarle nome. Può svolgere tutte le mie funzioni all’interno dell’azienda, ma non dovendo utilizzare così tanto spazio per la memoria fisica e la personalità è estremamente più efficiente. Con questa la REvolution potrebbe quasi…
-Jocasta…non è il momento, davvero. Sono qui per qualcosa che potrebbe essere mortalmente serio, o uno stupido scherzo.
Le telecamere della stanza si muovono per inquadrare meglio il volto di Tony, ma non ci riescono. I ricettori uditivi si sforzano di decifrare le sottili inflessioni della sua voce, ma il risultato è contrastante.
-Dimmi – risponde Jocasta, timidamente. Tony non ha ascoltato una sola parola della sua relazione…come al solito.
-E’ arrivato questo per te – dice lui, appoggiando un pacchetto su uno degli alimentatori, direttamente sotto una delle microcamere.
Le lenti si orientano per osservarlo con la massima cura. Un sottoprogramma di analisi lo scruta molto attentamente.
-Non ci sono impronte digitali. L’indirizzo del mittente è falso.
-Che cosa contiene ?
-Non lo so. Credevo fosse giusto…aprirlo in tua presenza.
-Potrei aprirlo io, se avessi le mani – rimprovera lei.
-Jocasta…no, lasciamo perdere. Probabilmente sto solo invecchiando e mi immagino pericoli dove non ce ne sono… Omiodio.
Le mani di Tony aprono rapidamente il pacco. Con una velocità spaventosa, lo richiude subito dopo. A suo credito, Tony Stark non si impressiona facilmente. Chiunque altro avrebbe semplicemente gridato, vedendo cosa c’è all’interno.
-Cos’è, Tony ? Ho visto un biglietto di carta…
-Sì, c’era…anche un biglietto. E’ che…anche con la vita che faccio…una cosa del genere…
-Tony, non ho bisogno che tu mi protegga da quello che c’è…lì…dentro…
Il pacco è stato aperto ancora. Contiene due occhi umani, perfettamente conservati. Uno è stato dipinto con vernice grigia metallizzata.
-Che cosa…c’è scritto nel… - balbetta Jocasta. Sicuramente un malfunzionamento degli altoparlanti.
O nuova stirpe del vetusto Cadmo,
figli, perché, venuti alle mie soglie,
tendete i rami supplici?
-L’ho già sentita…ma non riesco a togliermi dalla mente quegli occhi…
Una delle ventole di raffreddamento si agita, sbuffa e si calma. Una ricerca del genere è una bazzecola per Jocasta, ma le sue subroutine emotive rischiano di surriscaldare l’intero sistema quando capisce la risposta.
-Edipo Re, Sofocle, 430 a.C. circa. L’opera preferita di Ultron.
Downtown
In un vicolo stretto, all’ombra di due piccoli palazzi, un uomo avvolto da stracci ed un cappotto pesantissimo nonostante il caldo sta rovistando in un cassone della spazzatura, lamentandosi per lo sforzo di raggiungerne il fondo.
-Accidenti alla raccolta differenziata…non si trova più niente di decente in giro...
Con un lungo sbuffo, lascia perdere il cassone e si avvicina ai sacchi neri abbandonati al suo fianco. Perché continuino a lasciarli lì anche con il cassone quasi vuoto gli sfugge, ma finché gli risparmiano la fatica non si lamenta almeno per questo.
Su uno dei sacchi, però, è stato scritto qualcosa con uno spray. Vernice grigia metallizzata.
C'è un essere che ha una voce sola
e sulla terra cammina con quattro,
con due e con tre piedi.
-Almeno si sono fatti raffinati, una volta disegnavano solo cazzi e tette. Chissà che non ci sia qualcosa di interessante qui…in…mezzo…
Spostando i sacchi della spazzatura, l’uomo trova il cadavere di una donna di mezz’età. Che sia morta è abbastanza evidente, visto che le mancano gli occhi.
Reprimendo un conato, specialmente visto che oggi non ha mangiato, l’uomo si fa coraggio ed esamina la scena.
Il volto è insanguinato e pieno di grossi tagli. A terra, nella mano della donna, c’è un coltello da cucina senza la minima goccia di sangue.
Lo raccoglie. La piccola scritta Made in Slorenia coglie la sua attenzione.
Più in là, una borsetta. L’uomo la recupera e ne svuota il contenuto a terra. Insieme ad una serie di oggetti personali ci sono ottanta dollari ed i documenti.
Fatica non poco ad aprire il portafoglio con le tre paia di spessi guanti di lana, ma ci riesce.
Joannah Kaste, 57 anni.
-Che succede qui ? – chiede qualcuno alle sue spalle. L’uomo nel cappotto si volta madido di sudore, e pallido in volto.
Ha davanti un poliziotto in uniforme, un ragazzo di colore che non dimostra più di ventidue, ventitre anni.
-So che non vuoi dare fastidio, ma qualcuno ti ha visto rovistare tra i rifiuti e ha pensato chissà cosa.
-Dovrebbe dare un’occhiata a questo, agente. Credo che sia morta da almeno dodici ore, ma meno di quindici perché non ha ancora…
-O mio…Gettalo a terra ! Subito !!!
Il poliziotto estrae la pistola e gliela punta contro, visibilmente agitato.
-Ma che cavolo…oh. Il coltello. Okay senti, lo appoggio a terra visto ? Niente tracce di sangue, non è l’arma del delitto.
-Mani in alto e niente scherzi va bene ? Devo perquisirti.
Il poliziotto si avvicina, ma l’uomo indietreggia quanto può finendo immediatamente con le spalle al muro.
-Oh no. Davvero senti, perquisirmi è una pessima idea. Resta…no fermo, resta dove sei va bene ? Apro il cappotto…mooolto lentamente…ecco vedi, niente armi. Posso toglierlo se vuoi, ma non…mi…toccare.
-Mani contro il muro ! Forza ! – grida il poliziotto, ancora shockato dal cadavere orrendamente mutilato.
-Non mi toccare !!!
Con un rapido scatto, afferra il senzatetto per una spalla. Un rapidissimo contatto, attraverso un cappotto e quattro maglioni pesanti, e cade a terra.
Morto.
-Te l’avevo detto di non toccarmi – dice amaramente Charles Contact, mettendosi in tasca il coltello e correndo a fare una segnalazione anonima al 911.
Dodicesimo piano
sotterraneo della REvolution
I supercomputer sono in fremito. I sottoprogrammi che normalmente si occupano dell’organizzazione di tutti i giorni della grande azienda oggi sono spenti.
Le connessioni di rete sono febbricitanti, impegnate a passare in rassegna il maggior numero di informazioni possibile. Ben sei programmi di analisi logica e statistica sono attivi allo stesso tempo, ma per quanto il computer desideri altrimenti la parte più occupata è lo spazio della memoria.
All’interno dei microcircuiti si staglia continuamente un’immagine.
Un volto di metallo splendente. Occhi triangolari. Una fornace nucleare in miniatura. Un volto a cui Jocasta non riesce a smettere di pensare.
Il volto di Ultron, un robot assassino sui cui servomotori è scorso il sangue di milioni di persone… il volto del suo creatore. Il volto di suo marito.
Jocasta passa in rassegna tutte le linee di comando del suo programma di personalità.
Quando è stata creata, il programma diceva in continuazione “Devi amare Ultron”. Si è liberata presto di quell’ordine.
Fino a poche settimane prima, il programma diceva sempre “Devi creare Ultron”. Ora è libera da quel comando, e non è la schiava di nessuno.
Ci sono un’infinità di cose che non capisce del proprio programma di personalità. Centinaia, migliaia di istruzioni che non capisce…
-Nessuna novità ? – chiede Tony Stark.
-Come ? Scusa Tony, la ricerca è molto…impegnativa. Stavi dicendo ?
-Jocasta, il tuo sistema di ricerca può farmi il riassunto dell’intera Biblioteca del Congresso in cinquanta secondi.
-Non ha senso cercare di ingannarti, eh ? Stavo pensando ad Ultron. Tornerà. Torna sempre…
-Vorrei dirti che è stato definitivamente sconfitto, ma non ci credo del tutto neanche io. Ma Ultron è un robot assassino che desidera sterminare l’intera popolazione umana. A meno che non abbia cambiato metodo ed abbia deciso di uccidere i Vendicatori facendogli venire un infarto, credo che questo scherzetto sia un po’ al di sotto dei suoi standard.
-E cosa consideri nei suoi standard, Tony ? La morte di 47 persone nell’arco di un anno ?
-Persino quello sarebbe roba da poco per…aspetta. Non hai detto un numero a caso, immagino.
-Negli ultimi dodici mesi una serie di donne sono state trovate morte, gli occhi cavati con un coltello da cucina. 15 Jo Casta, 21 Joan Coste, 4…
-Dove hai trovato queste informazioni ?
-Polizie locali di mezza America, e database dell’FBI. Gli omicidi sono sparsi in ben dodici città diverse.
-Se è così non è opera di un robot, ma di un serial killer… - riflette Tony.
-O di un robot serial killer. Il fatto che Ultron abbia una ex moglie ancora in vita non è precisamente di dominio pubblico, Tony. Potrebbe…potrebbe essere…
Il silenzio nei secondi successivi è decisamente eloquente.
-Credo sia il caso di avvertire i Vendicatori – decide Tony Stark.
-A che scopo ? – chiede Jocasta – Non siamo sicuri che si tratti di Ultron, o persino di uno dei suoi piani.
-Non credo sia il caso di lasciare tutto all’FBI. Ho il brutto presentimento che questo non sia un assassino come gli altri…conosce troppe cose di Ultron.
-E’ necessario investigare, Tony, ma è indispensabile usare cautela. Credimi, non conviene sottovalutare i piani di Ultron. Io lo so, perché ero stata programmata per pensare con la sua stessa mentalità corrotta.
-Sono d’accordo. Nel bene e nel male, nessuno conosce Ultron meglio di te. Cosa suggerisci, allora ?
-Avrei bisogno che mi facessi un piccolo prestito, Tony. Ci sono un paio di cose che vorrei comprare da te.
Dall’unica stampante della stanza esce un foglio. E’ dall’altra parte della stanza rispetto a dove si trova Tony, che fissa le telecamere di Jocasta.
Silenzio per diversi secondi, quando con passo nervoso Tony recupera il foglio. Carta intestata della REvolution. Tony legge ad alta voce:
-CPU, software, sensori, dodici chili di carrozzeria al titanio, quattro motori pneumatici, trentaquattro servomotori, 68 chili di lega titanio/molibdeno/carbonadio, emettitore olografico, due set di batterie al plutonio… Jocasta…non puoi dire…
-In qualche modo ti ripagherò. E’ una promessa, Tony.
-Non è per i soldi, Jocasta, è che…ho bisogno di te qui…
-Tony…in questa versione, sono un programma di computer. Forse alcune parti del mio essere sono irriproducibili, ma puoi copiare la parte di me che ti aiuta a gestire la REvolution.
-Non sei solo un programma, Jocasta, sei una persona.
-A volte mi chiedo se lo pensi veramente, Tony. Se non mi preferisci…in questo stato. Forse è la paura nascosta che io diventi come Ultron. O forse finché sono così, riesci a dimenticare che i miei schemi mentali sono basati su quelli di Janet Van Dyne… “una delle mie migliori amiche”, e qualcosa di più. Hai paura di innamorarti di me, Tony ? Credimi, so fin troppo bene come allontanare gli amanti indesiderati.
-Potrebbe essere pericoloso – risponde incerto Tony.
-Nessuno ha mai detto che la vita, artificiale o meno, debba essere semplice. Nessuno di saggio almeno.
-Ah, al diavolo, non ho mai saputo dire di no a una bella donna. Hai in mente qualcosa di preciso o posso improvvisare ?
-Ho sempre desiderato un paio di raggi repulsori.
Una stanza buia ed
umida
I polsi sono ormai sanguinanti per i tentativi di liberarsi. In bocca il sapore dell’acciaio e del terrore. Le scintille sono finite.
L’uomo si avvicina alla ragazza con i suoi stivali sporchi di vernice metallizzata, e si abbassa togliendole il nastro isolante dalla bocca con uno strappo secco.
Le sue mani sono gelide.
-Ci ho riflettuto, ed avevi ragione. “Chi sei” non era una domanda così stupida. Vuoi ancora saperlo ?
La ragazza annuisce. La stanchezza, la sete e la paura non la lasciano parlare.
-Sono l’ultimo figlio di Edipo. Ora ho io una domanda per te. Gli androidi sognano pecore elettroniche ?
-Che…che cosa ?
-Strano. Nessuno mi risponde mai.
Uno scatto fulmineo, un rapido movimento di lama, e la ragazza muore lasciando rotolare un occhio sul pavimento di acciaio.
L’uomo lo recupera, imbrattandosi di sangue la pelle della mano. Nel pulirla, parte del tessuto si stacca rivelando il metallo organico al di sotto.
CONTINUA…